20 GIUGNO
Intenzione
Riparare gli omicidi, i ferimenti e le risse.
MANSUETUDINE DI GESÙ
Gesù è il Maestro Divino; noi siamo i suoi discepoli ed abbiamo il dovere di
ascoltare i suoi insegnamenti e di metterli in pratica.
Consideriamo alcune lezioni particolari, che il Sacro Cuore ci impartisce.
La Chiesa rivolge a Gesù questa invocazione: «Cuore di Gesù, mite ed umile di
Cuore, rendi il nostro cuore simile al tuo!» Con tale preghiera ci presenta il
Sacro Cuore, come modello di mansuetudine e di umiltà e ci esorta a domandargli
queste due virtù.
Dice Gesù: «Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero»
(Mt 11,29-30). Quanta pazienza,
mansuetudine e dolcezza manifestò Gesù nella sua vita! Da Bambino, cercato a
morte da Erode, fuggì lontano, in braccio alla Vergine Madre. Nella vita
pubblica fu perseguitato dai Giudei e offeso con i titoli più umilianti, quale
«bestemmiatore» ed «indemoniato». Nella Passione, accusato falsamente, taceva,
tanto che Pilato con meraviglia disse: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose
ti accusano!» (Mc 15,4). Condannato a morte innocentemente, si avviò al
Calvario, con la Croce sulle spalle, come un mansueto agnello che va al macello.
Oggi Gesù ci dice: «Imitatemi, se volete essere miei devoti!»
Nessuno può imitare perfettamente il Maestro Divino, ma tutti dobbiamo sforzarci
di ricopiare in noi la sua immagine come meglio ci è possibile.
Sant'Agostino osserva: Quando Gesù dice: «Imparate da me!» non intende che
impariamo da Lui a creare il mondo ed a fare miracoli, bensì ad imitarlo nella
virtù. Se vogliamo trascorrere serenamente la vita, non amareggiarci più nel
bisogno, stare in pace nella famiglia, vivere pacificamente col nostro prossimo,
coltiviamo la virtù della pazienza e della mansuetudine. Tra le beatitudini
annunziate da Gesù sulla montagna, c'è questa: «Beati i mansueti, perché
erediteranno la terra!» (Mt 5,5). Davvero, chi è paziente e dolce, chi è
delicato nei modi, chi tutto sopporta con calma, diviene padrone dei cuori; al
contrario, il carattere nervoso ed impaziente aliena gli animi, si rende pesante
e viene disprezzato. La pazienza ci è tanto necessaria e bisogna esercitarla
prima di tutto con noi stessi. Quando si avvertono nel nostro animo i moti
dell'ira, freniamo subito la commozione e conserviamo il dominio di noi stessi.
Questa padronanza si acquista con l'esercizio e con la preghiera.
È anche vera pazienza con noi stessi il sopportare il nostro carattere ed i
nostri difetti. Quando commettiamo uno sbaglio, senza arrabbiarci, diciamo
con calma: «Pazienza!». Se cadiamo in un difetto, anche dopo aver promesso di non
ricadervi, non perdiamo la pace; facciamoci coraggio e promettiamo di non
cadervi in seguito. Fanno tanto male coloro che perdono le staffe e poi si
arrabbiano perché si sono arrabbiati e s'indispettiscono con sé stessi.
Pazienza con gli altri! Coloro, coi quali abbiamo da trattare, sono come noi,
pieni di difetti e, come vogliamo essere compatiti noi negli sbagli e nelle
mancanze, così dobbiamo compatire gli altri. Rispettiamo i gusti e le vedute
altrui, finché non sono evidentemente male.
Pazienza in famiglia, più che altrove, specialmente con i vecchi e gli ammalati.
Si raccomanda:
1. Nei primi "assalti" dell'impazienza frenare in modo particolare la
lingua, affinché non si pronunzino ingiurie, imprecazioni o parole poco decenti;
2. Nelle discussioni non pretendere di avere sempre ragione; sapere
cedere, quando lo richiede la prudenza e la carità;
3. Nei contrasti non accalorarsi troppo, ma parlare «piano» e con calma.
Un forte contrasto o diverbio si può vincere con una risposta mite; da qui il
proverbio: «La risposta dolce spezza l'ira!».
Quanto bisogno c'è di mansuetudine nella famiglia e nella società! A chi
ricorrere per averla? Al Sacro Cuore! Diceva Gesù a Suor Maria della Trinità:
«Ripetimi spesso questa preghiera: "Rendi, Gesù, il mio cuore mite ed umile come
il tuo!"»
Trasformazione
Una nobile famiglia era allietata da una corona di figli d'indole più o
meno differente. Chi faceva esercitare spesso la pazienza alla mamma era
Francesco, ragazzo di buon cuore, intelligente, ma collerico ed ostinato nei
suoi pensieri.
Questi si accorse che nella vita si sarebbe trovato male, lasciando senza freno
i suoi nervi, e propose di correggersi assolutamente; con l'aiuto di Dio riuscì.
Studiò a Parigi e nell'Università di Padova, dando ai compagni di studio esempi
di pazienza e di grande dolcezza. Si offrì a Dio e fu ordinato Sacerdote e
consacrato Vescovo. Iddio permise che esercitasse l'ufficio di Pastore delle
anime nella difficile regione del Chiablese, in Francia, ove erano i protestanti
più sfegatati.
Quanti insulti, persecuzioni e calunnie! Francesco rispondeva col sorriso e con
la benedizione. Da giovanetto aveva proposto di rendersi sempre più dolce e
mansueto, contraddicendo all'indole collerica, alla quale per natura si sentiva
inclinato; nel suo campo di apostolato le occasioni di esercitare la pazienza,
anche eroica, erano frequenti; ma seppe dominarsi, sino a destare le meraviglie
degli avversari.
Un avvocato, spinto da Satana, nutriva un odio implacabile contro il Vescovo e
glielo esternava in privato ed in pubblico.
Il Vescovo un giorno, incontrandolo, gli si avvicinò amichevolmente; prendendolo
per mano gli disse: «Io vi voglio bene; voi volete farmi del male; ma sappiate
che anche quando voi mi strappaste un occhio, io seguiterei a guardarvi
amorevolmente con l'altro.»
L'avvocato non ritornò a migliori sentimenti e, non potendo sfogare la collera
contro il Vescovo, ferì di spada il suo Vicario Generale. Fu messo in prigione.
Francesco andò a visitare il suo acerrimo nemico nella prigione, l'abbracciò e
tanto si dette da fare finché lo fece mettere in libertà. Con tale eccesso di
bontà e di pazienza, tutti i protestanti del Chiablese si convertirono, in
numero di settantamila.
San Vincenzo De' Paoli una volta esclamò: «Ma se Monsignor di Sales è tanto
dolce, come doveva essere dolce Gesù!?...»
Francesco, il ragazzo collerico di un tempo, oggi è Santo, il Santo della
dolcezza, San Francesco di Sales.
Ricordiamoci che chi vuole, può correggere il suo carattere, anche se molto
nervoso.
Fioretto
Nelle contrarietà frenare i moti della collera.
Giaculatoria
Rendi, Gesù, il mio cuore mite ed umile come il tuo!