l mese di Maria
GIORNI DEL MESE DI MAGGIO
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PRIMO MAGGIO
Perché far bene il mese di maggio
1.
Abbiamo tutti bisogno di Maria per arrivare alla salvezza. Chi è riuscito finora
a conservare la grazia di Dio, deve difenderla incessantemente da ogni sorta di
pericoli. Sono molti i casi di persone, forse più rette di noi, che a un certo
punto si sono smarrite e non sono state più capaci di riprendersi. Chi ha avuto
la forza di pentirsi davvero del male commesso in passato, sa che è difficile
perseverare nel bene. Chi si abbandona al male, ha un gran bisogno di Maria per
cambiare vita. Può darsi che più di una volta abbiamo deciso di condurre una
vita veramente cristiana, senza essere mai riusciti a realizzare i nostri buoni
propositi. Se non fosse stato per Maria, forse, ora non saremmo capaci neppure
di tentare un'altra volta.
2. Questo mese
è un'occasione per metterci tutti sotto la protezione di Maria, che ci aiuterà a
raggiungere la salvezza. Una madre così tenera come la Madonna, ascolterà senza
dubbio le suppliche di un figlio tanto devoto. Noi sappiamo che tante volte è
bastata una preghiera o un sacrificio per indurla a mostrarsi pietosa verso
persone colpevoli delle peggiori malvagità. Si può quindi essere sicuri che sarà
tanto generosa verso chi, con amore, le dedica un mese dell'anno.
3. Dobbiamo stare attenti a non perdere o sprecare questa grazia; a
non smettere pochi giorni dopo l'inizio. Potrebbe essere l'ultima occasione che
Dio ci offre per ritrovare la sua amicizia. Potrebbe darsi che ad essa sia
legata la grazia della perseveranza finale. Nessuno può sapere se questo mese
sarà l'ultimo della propria vita. Al momento dell'incontro con nostro Signore,
sarebbe ben triste pensare che potevamo ottenere una protezione così potente e
non l'abbiamo fatto. È il caso di pensarci seriamente.
Onoriamo quindi e amiamo Maria, e ravviviamo il nostro affetto verso di lei
in questo mese di maggio. A noi che abbiamo bisogno di tante grazie per il
nostro corpo e per la nostra anima; a noi che siamo provati dal dolore e dalla
sofferenza; a noi che siamo tanto esposti a tentazioni di ogni sorta,
provenienti dal di dentro e dal di fuori di noi, è tanto caro il ritorno del
mese dedicato a Maria! La Madonna concede grazie con abbondanza, asciuga le
lacrime di chi piange, calma i dolori di chi soffre, consola gli afflitti, aiuta
i bisognosi, viene incontro ai peccatori, ascolta le preghiere di chi l'invoca
con fede e amore.
In questi giorni preziosi, la Madonna chiama tutti attorno
a sé, perché vuole aiutare, proteggere, salvare tutti. Andiamo da lei,
avviciniamoci alle chiese a lei dedicate, e soprattutto onoriamola con la
serietà della vita, con la frequenza ai sacramenti, con la pratica delle virtù
cristiane. In questi giorni, mostriamoci figli devoti della nostra Madre
celeste: così potremo sperimentare l'efficacia della sua protezione.
DUE MAGGIO
La
salvezza dell'anima
1. Mi trovo in
questo mondo per salvarmi l'anima. Devo rendermi conto che la vita non mi è
stata donata perché cerchi il successo o il divertimento, perché mi abbandoni
all'ozio o ai vizi: lo scopo vero della vita è solamente di salvarsi l'anima.
Non servirebbe a niente possedere anche tutta la terra, se poi si perdesse
l'anima. Vediamo ogni giorno che tante persone non risparmiano fatiche per
ottenere il potere e le ricchezze: ma tutte quelle fatiche saranno inutili, se
non riusciranno a salvarsi l'anima.
2. La
salvezza dell'anima è cosa che richiede perseveranza. Non è un bene che si possa
acquistare una volta per tutte, ma la si conquista con la forza interiore, e la
si può perdere anche allontanandosi da Dio con il semplice pensiero. Per
arrivare alla salvezza, non basta essersi comportati bene nel passato, ma
occorre perseverare nel bene fino alla fine. Come posso essere tanto sicuro di
salvarmi? Il mio passato è pieno di infedeltà alla grazia di Dio, il mio
presente è insondabile e il mio futuro è tutto nelle mani di Dio.
3. Il risultato finale della mia vita è irreparabile. Se perdo una
causa, posso ricorrere in appello; se mi ammalo, posso sperare di guarire; ma
quando si perde l'anima, è persa per sempre. Se mi rovino un occhio, me ne
rimane sempre un altro; se mi rovino l'anima, non c'è rimedio, perché di anima
ce n'è una sola. Forse penso troppo poco a un problema così fondamentale, oppure
non rifletto abbastanza ai pericoli che mi minacciano. Se dovessi presentarmi a
Dio in questo momento, quale sarebbe la mia sorte?
Il buon senso ci dice che dobbiamo impegnarci a fondo per assicurarci la
salvezza dell'anima.
A questo scopo, la cosa più saggia che possiamo fare,
sarà di seguire l'esempio della nostra Madre celeste. La Madonna è nata senza
peccato originale, e quindi senza tutta la fragilità umana che in noi è innata;
è piena di grazia e in essa confermata fin dal primo momento della sua
esistenza. Nonostante questo, ha evitato con cura ogni vanità umana, ogni
pericolo, ha condotto sempre una vita mortificata, ha fuggito gli onori e le
ricchezze, preoccupandosi solo di corrispondere alla grazia, di praticare le
virtù, di acquistarsi meriti per l'altra vita. C'è da sentirsi veramente
confusi, al pensiero che noi, non solo pensiamo tanto poco alla salvezza
dell'anima, ma in più ci esponiamo continuamente e volontariamente a gravi
pericoli.
Imitiamo l'impegno della Madonna per i problemi dell'anima,
mettiamoci sotto la sua protezione, per poter meglio sperare nella salvezza
finale. Affrontiamo senza timori le difficoltà, le seduzioni di una vita facile,
l'urto delle passioni. L'impegno serio e continuo della Madonna ci dovrebbe
incoraggiare a preoccuparci attivamente della salvezza della nostra anima.
TRE MAGGIO
Il
valore dell'anima
1. Per capire
quanto sia preziosa la nostra anima, basta riflettere seriamente su tre fatti.
Prima di tutto, sulla nobiltà della sua origine. La nostra anima è uscita
direttamente dalle mani di Dio. Ed è stata fatta ad immagine e somiglianza di
Dio. Questa non è un'esagerazione, non è un modo di dire, ma la pura verità. "Il
Signore creò l'uomo dalla terra e lo fece a propria immagine" (Sir 17,1.3). E
noi pensiamo così poco alla nostra dignità, alla nostra splendida immagine, da
sporcarla e renderla irriconoscibile con il peccato?
2. Riflettiamo poi a quanto è costato il suo riscatto. La nostra
anima era persa, a causa del peccato originale. Per riscattarla, Dio Padre ha
dato addirittura la vita e il sangue del suo unico Figlio sulla croce. E noi ora
siamo così incoscienti da distruggere la vita divina che è in noi, per
soddisfare qualche nostro desiderio meschino e momentaneo?
3. Infine, ricordiamoci del destino che attende l'anima. Creata dal
Signore del mondo, partecipe della sua vita divina, la nostra anima è destinata
a vivere eternamente accanto a Dio, a condividere la sua grandezza. E noi
viviamo come conviene a chi deve ereditare la felicità eterna del paradiso, o ci
comportiamo in modo tale da rischiare di essere diseredati?
È davvero preziosa la nostra anima! E lo è se si comprende soprattutto quando
si riflette che per salvarla è stata necessaria la morte di Dio.
Ma quando
pensiamo alla storia della nostra salvezza, non dobbiamo dimenticare la parte
che vi ha svolto Maria. La Madonna infatti è stata associata al mistero della
redenzione. Gesù ha preso da Maria quel corpo che ha immolato sulla croce; ha
ricevuto da Maria quel sangue che ha sparso per noi; ha avuto da Maria quella
vita che ha sacrificato per noi sul Calvario. Inoltre, Maria si è unita al
sacrificio di Gesù, nello strazio del suo cuore.
Quando ricordiamo che la
nostra vita è costata la vita di un Dio e il sacrificio dolorosissimo di sua
Madre, impariamo ad apprezzarne pienamente il valore; ci rendiamo conto come sia
da pazzi anteporle dei bassi interessi terreni, e comprendiamo quanto siamo
ingrati a rovinarla con la colpa, mentre Gesù e Maria hanno sofferto tante pene
per redimerla. Impegniamoci a difendere la vita divina della nostra anima, se
desideriamo essere felici per l'eternità.
QUATTRO MAGGIO
La salute del corpo
1. Perché
commettiamo il peccato? Per accontentare subito i desideri del nostro corpo.
Senza pensare che in questo modo lo roviniamo. Chi perde l'anima, salverà il
corpo? No, il loro destino è comune: tutti e due salvi o tutti e due condannati.
Noi abbiamo un solo corpo: se questo sarà dannato non ne abbiamo un altro per
diventare felici. E il tormento sarà di tutto il corpo, e non di qualche sua
parte, come succede quando stiamo male in questo mondo. Ci innervosisce un mal
di testa, un letto mal fatto, una sedia scomoda, un cibo disgustoso, una
posizione disagevole... Ma cosa succederà nell'inferno?
2. Ci teniamo tanto all'aspetto esteriore? Un giorno moriremo e
quando saremo sepolti nella terra, quale sarà l'aspetto del nostro corpo?
Ricordiamoci sempre che siamo polvere, veniamo dalla polvere e in polvere
ritorneremo. Purtroppo facciamo di tutto per dimenticare questa triste realtà.
Almeno in questi giorni pensiamo bene al nostro corpo, e pensiamo soprattutto a
quale sarà il suo terribile aspetto, a quale sarà il suo destino eterno, se
permetteremo che venga condannato al castigo dell'inferno.
3. Se la debolezza del corpo ci spinge al male, riflettiamo che se
cediamo ai suoi desideri immediati, alla fine avrà una infelicità eterna. Non
c'è proporzione tra un piacere passeggero e un tormento senza fine. È senza
dubbio giusto e doveroso amare il proprio corpo; ma offriamogli il vero bene, la
vera bellezza: un bene e una bellezza eterna in paradiso.
È necessario controllare il nostro corpo, se vogliamo che resti sano sulla
terra e glorioso in cielo. È vero che le malattie non sono sempre conseguenza di
cattive abitudini e che possono colpire anche i santi, ma allora affidiamoci a
Maria. La Madonna è la salute del nostro corpo: e non può essere diversamente,
perché ha dato alla luce il medico celeste che non ha guarito solo le ferite
dell'anima, ma anche le malattie del corpo. Lei, con la sua intercessione, è la
difesa dai pericoli e la salute degli infermi.
Una madre amorosa non si
preoccupa solo della nostra anima ma anche del nostro corpo. Perciò ci aiuta
nelle necessità, ci difende dai pericoli, ci consola quando siamo pieni di
dolore per il male. La vita dei santi, la storia della Chiesa, i monumenti dei
popoli raccontano quante volte Maria ha guarito dei malati ormai abbandonati da
tutti, ha salvato da naufragi e pericoli di ogni sorta, ha protetto dai nemici.
Le lapidi e i doni dei fedeli che si trovano nei santuari mariani testimoniano
la protezione della nostra Madre celeste a favore di chi la invoca con fiducia
nei pericoli e nelle malattie. La pietà dei fedeli, grata per tanti favori
ricevuti, la chiama Salute degli infermi, Signora del soccorso, Madre della
salute. Andiamo dunque da Maria, quando il nostro corpo è sofferente, e
troveremo sempre conforto e aiuto, salute e protezione.
CINQUE MAGGIO
L'importanza del tempo
1. Il tempo
passa, e insieme al tempo passiamo anche noi. Sono già passati venti, trenta,
quaranta, cinquant'anni della nostra vita e non tornano più. E quanti ce ne
rimangono? Non lo sappiamo; ma sappiamo con certezza che sono pochi. Il tempo è
breve: spesso diciamo che i giorni volano, perché arrivano alla fine senza che
ce ne accorgiamo. Rispetto all'eternità, poi, il tempo non solo è breve, ma
quasi un niente.
2. Se è vero che il tempo
è breve, è altrettanto vero che il tempo è prezioso. E proprio in questo tempo
che fugge così velocemente, possiamo conquistarci una felicità eterna. Ogni
momento speso bene è un'assicurazione per la gloria del paradiso. Un po' di
tempo ben impiegato nell'esaminare la nostra anima, può toglierci dalla via
della perdizione e avviarci tra le braccia di Dio. Un po' di tempo dedicato ogni
giorno alla preghiera, all'esame della nostra coscienza, a una Messa, a un buon
libro, può tenerci lontano dal male e assicurarci la salvezza.
3. Il tempo è breve ma rischioso. In ogni momento possiamo fare del
male a noi stessi o agli altri, possiamo morire e possiamo perderci per sempre.
Poveri noi che in un tempo così limitato potevamo diventare dei santi e invece
siamo rimasti dei peccatori! Abbiamo sprecato il tempo occupandoci di cose
inutili. Ci sentiamo soddisfatti di come abbiamo impiegato il tempo passato? Se
non decidiamo di occuparlo meglio, arriverà il giorno in cui supplicheremo il
Signore di concederci un solo momento in più per chiedere perdono, ma quel
momento non ci sarà dato per tutta l'eternità.
Impieghiamo bene il tempo che ci è dato, occupiamolo nel far bene i nostri
doveri quotidiani ma anche in opere buone. Ricordiamo ciò che diceva san Paolo
ai primi cristiani: "Mentre abbiamo tempo, facciamo il bene". Noi siamo fatti
per la felicità del paradiso, verso cui tendono le nostre aspirazioni, ma non
saremo degni di entrarvi, se non useremo bene il tempo che Dio ci concede.
Maria, nostra Madre celeste, ci dà l'esempio di come santificare il tempo. Lei
lo ha usato veramente bene, dedicandolo tutto al suo Signore, santificandolo
tutto, riempiendo ogni giorno di opere buone.
Dal primo istante, nel seno di
sant'Anna, fino all'ultimo momento della sua vita, Maria ha vissuto solo di Dio,
si è occupata solo di Dio, ha agito solo per Dio, ed è cresciuta continuamente
in meriti e in grazia. I suoi giorni sono stati belli e santi. Ispiriamoci
dunque al suo esempio e adoperiamo il dono prezioso del tempo che Dio ci concede
ancora per riparare il male commesso in passato, per santificare il presente e
prepararci al futuro con serenità.
Se siamo giovani, non sprechiamo questi
anni meravigliosi nell'accontentare le nostre passioni, ma approfittiamone per
arricchirci delle virtù cristiane. Se siamo anziani, utilizziamo attentamente il
tempo che ci rimane per orientare decisamente la nostra vita verso Dio, con una
conversione sincera, profonda, costante.
Chiediamo a Maria che ci ottenga il
perdono per il tempo male speso e la grazia di riparare con una degna penitenza.
SEI MAGGIO
Il
peccato
1. Abbiamo mai commesso un
peccato? Questo vuol dire che abbiamo fatto tutto il possibile per distruggere
il nostro Creatore, nostro Padre, il nostro Salvatore, il nostro Dio, il nostro
tutto. Il peccato è una disubbidienza, una ribellione, un'ingratitudine. E ci ha
fatto perdere la grazia, i meriti della nostra vita passata, l'eredità della
felicità eterna. Siamo ancora figli di Dio?
2.
In questo momento, siamo ancora nel peccato? Allora, siamo sotto il potere del
male e del demonio. Noi scherziamo, passeggiamo, dormiamo, sorridiamo; ma se ci
capitasse di morire da un momento all'altro, saremmo condannati all'infelicità
eterna.
3. Se non siamo in peccato in
questo momento, possiamo sempre commetterlo. Una tentazione forte, un incontro
inaspettato, una situazione imprevista, possono spingerci improvvisamente al
male. Ricordiamo che hanno peccato gli angeli in cielo, ha peccato Adamo nel
paradiso terrestre, hanno peccato Giuda e persino Pietro che erano alla scuola
di Gesù. Può davvero bastare un attimo per perdere l'amicizia del Signore.
Se vogliamo evitare le occasioni di fare il male, ricorriamo alla Madonna. La
nostra Madre celeste, che ha vinto il male, ci otterrà da Dio la forza e il
coraggio per tenerci lontano dalla colpa. Maria ascolterà sicuramente la nostra
preghiera; e noi, sotto la sua protezione, sapremo batterci da forti contro ogni
seduzione del male.
Se vogliamo provare un sincero orrore per il peccato,
dobbiamo riflettere su quanto fece soffrire Maria. Se infatti la Madonna
sopportò tanti dolori nel corso della vita e specialmente sul Calvario, fu
proprio perché Gesù ha patito ed è morto per i nostri peccati. Come è possibile
conoscere le sofferenze di Maria e commettere ugualmente il peccato, causa di
tante sofferenze?
Se vogliamo ottenere perdono per i peccati commessi in
passato, andiamo dalla Madonna, che è il rifugio e l'avvocata dei peccatori. Una
madre non ci respingerà. Nel vederci pentiti e umiliati, avrà compassione di
noi, difenderà la nostra causa presso suo Figlio, e la sua preghiera ci otterrà
il perdono e la pace.
SETTE MAGGIO
La
punizione del peccato
1. Se Dio
vuole, può punire severamente il peccato. Quando un uomo è offeso da un altro
uomo, spesso non è in grado di vendicarsi, anche se lo vuole. Per Dio non è
così. Se vuole, può punirci togliendoci la salute, i beni materiali, i parenti e
gli amici, la vita stessa: basta che lo voglia. Può punire anche subito chi è in
peccato: basta che lo voglia. Come è possibile conoscere la sua volontà? Come è
possibile peccare e dormire tranquillamente nel peccato, quando non si conosce
la sua volontà?
2. Senza dubbio, Dio
punisce il peccato. Chi commette il peccato, deve in qualche modo dare una
riparazione a Dio, in questa vita o nell'altra. Noi diciamo: un peccato di più,
un peccato di meno: poco importa. Ma non importa nemmeno un castigo di più o un
castigo di meno?
3. Anche in questa vita
Dio può punire i nostri peccati. Tanti dolori, tante speranze deluse, tante
malvagità dovrebbero essere da noi compresi come conseguenza di antichi peccati,
a cui forse non pensiamo più. Può darsi tuttavia che noi ci sentiamo soddisfatti
della nostra vita, che i nostri progetti abbiano successo. Questa, purtroppo,
sarebbe una punizione anche peggiore, perché resteremmo confermati e sicuri nel
male, aggiungendo peccati a peccati. Se abbiamo perso anche il rimorso della
coscienza e il timore della punizione divina, allora siamo puniti con tutto il
rigore della giustizia divina.
Se abbiamo commesso dei peccati, non ci dobbiamo scoraggiare. È vero che
meritiamo la punizione di Dio, ma affidiamoci alla Madonna, che può tutto per
noi. Dio infatti ha pensato alla nostra miseria, affidando la sua misericordia a
Maria. Lei prega per noi, s'interessa a noi, placa la giustizia di Dio
evitandoci i castighi che abbiamo meritato.
Poiché è madre del Giudice e
madre nostra, saprà metterci in pace con suo Figlio e renderlo benevolo. Non
dobbiamo avere dubbi sulla bontà del suo cuore materno.
Maria è madre di Dio
e perciò può ottenere tutto da lui; Maria è madre nostra e per questo vuol fare
tutto per noi. Corriamo da lei e ripetiamole, con fiducia e amore: "Rifugio dei
peccatori, prega per noi". La nostra supplica sarà ascoltata. Maria sarà il
nostro aiuto, la nostra difesa e la nostra protezione.
OTTO MAGGIO
Riflessione sulla morte
1. Quando
moriremo, dovremo lasciare parenti, amici, ricchezze, ogni cosa e perfino il
nostro corpo. La nostra abitazione sulla terra sarà un sepolcro, la nostra casa
nell'altro mondo sarà eterna, ma non sappiamo se felice o infelice. Questa è una
verità che constatiamo tutti i giorni con i nostri occhi: non occorre la fede
per crederci. Muoiono i vecchi e muoiono i giovani, muoiono i ricchi e muoiono i
poveri, muoiono i santi e muoiono i peccatori; è morta Maria, è morto Gesù. Non
c'è dubbio che moriremo anche noi.
2. Ma
dove e come moriremo? In casa, in chiesa, a letto, nel sonno, per strada? Non lo
sappiamo. Moriremo per una lunga malattia, per un male improvviso, per un
incidente? Non lo sappiamo. Moriremo fra trent'anni, fra venti, fra un mese o in
questa stessa notte? Non lo sappiamo. Lo sa solo il Signore, e lui ci ha detto
che la morte arriverà come un ladro, quando meno ce l'aspettiamo.
3. Eppure noi abitualmente viviamo come se non dovessimo morire mai.
Anzi, facciamo di tutto per non pensare mai alla morte. Se morissimo in questo
momento, forse abbiamo la coscienza così macchiata che passeremmo da questo
mondo all'inferno. Lo sappiamo, lo temiamo e tuttavia non ci preoccupiamo di
trovare un rimedio. Rimandiamo di giorno in giorno, di mese in mese; ci
avviciniamo sempre più alla morte, senza abbandonare il male. E se poi venissimo
condannati da Dio, di chi potremmo lamentarci?
Dalla nostra morte dipende la nostra vita eterna. Se moriremo bene, saremo
felici per sempre; se moriremo male, saremo infelici per l'eternità. Il momento
della morte ha per noi un'estrema importanza. Dobbiamo quindi assicurarci di
poter contare, nell'ultimo istante, su un aiuto concreto, per avere conforto e
difesa contro gli assalti del male, che saranno più pericolosi in quei momenti
decisivi.
Amiamo Maria finché abbiamo tempo, e amiamola teneramente. La
Madonna ci assisterà, ci consolerà e ci difenderà in quegli istanti tremendi.
Poiché ha assistito all'agonia di suo Figlio in croce e ha fatto una morte
santa, ha meritato il diritto di assistere alla morte dei suoi figli devoti. La
sua missione è sempre stata una missione d'amore. E perciò, come madre amorosa,
non lascerà che i suoi figli lottino da soli.
Felice chi ama Maria e la serve
fedelmente: la sua morte sarà preziosa e santa, come quella dei giusti.
NOVE MAGGIO
Il
giudizio di Dio
1. Dopo la morte
dovremo comparire davanti a Cristo giudice. Ci troveremo di fronte al padre che
non abbiamo amato, allo sposo che abbiamo abbandonato, al Salvatore che abbiamo
disprezzato. Allora capiremo la nostra ingratitudine, la nostra infedeltà, la
nostra trascuratezza. Come avremo il coraggio di rivolgerci a Maria, se con i
nostri peccati abbiamo crocifisso suo Figlio? Con che coraggio ci raccomanderemo
al nostro Angelo custode, che tanto spesso non abbiamo ascoltato? Abbiamo
seguito i suggerimenti del demonio, che in quel giorno sarà il nostro
accusatore.
2. Nel giudizio, i nostri
peccati saranno smascherati e resi pubblici. Di fronte agli amici e agli altri
uomini, che ci credevano dei bravi cristiani; di fronte ai genitori, ai quali ci
mostravamo tanto giusti; di fronte al confessore, al quale abbiamo taciuto le
nostre miserie. E sarà rivelato tutto, anche i pensieri più nascosti, i desideri
più occulti, le compiacenze più segrete.
3.
Nel giudizio sarà pronunciata la nostra sentenza. Gesù ci benedirà o ci
condannerà. E poi andremo con lui in paradiso o con i demoni all'inferno. Sarà
una sentenza che non ammette sospensioni, neppure per un momento; una sentenza
che non potrà essere più revocata, per tutta l'eternità. Sarà bello sentirsi
dire: "Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato
per voi". Ma sarà spaventoso sentirsi intimare da Gesù: "Via, lontano da me,
maledetti, nel fuoco eterno". Quale sarà la nostra sentenza? Poveri noi, se
andiamo incontro al giudizio senza neppure pensarci e prepararsi.
È terribile il giudizio di Dio: anche i santi più grandi lo temevano. Il
pensiero della sentenza di Dio incute un sacro timore in ogni cuore cristiano:
dobbiamo infatti comparire davanti a un giudice che sa tutto e che ha condannato
perfino degli angeli.
Questo pensiero non deve tuttavia spingerci a disperare
della nostra salvezza eterna. Innalziamo invece il cuore verso la Madonna e
rifugiamoci sotto il suo manto. In quel giorno terribile, Maria sarà la nostra
protettrice, e ci otterrà una sentenza favorevole. Non sarebbe la corredentrice
del genere umano, la madre nostra, il rifugio e l'avvocata dei peccatori, la
consolatrice degli afflitti e l'aiuto potente dei cristiani, se non facesse di
tutto per ottenere per noi un giudizio favorevole dal suo divin Figlio. Da parte
sua, il Signore non verrà meno alle sue promesse, se ci pentiamo, se cambiamo la
nostra condotta e ripariamo al male passato con una opportuna penitenza.
Affidiamo la nostra speranza a Maria; invochiamola e amiamola in vita, e lei non
ci abbandonerà nel giorno del giudizio.
Amiamo Maria e lei sarà per noi
l'arca della salvezza e l'arcobaleno della pace dopo la tempesta.
DIECI MAGGIO
Riflessione sull'inferno
1. Il
mistero dell'inferno coincide con il mistero del peccato. L'inferno è lo sbocco
inevitabile del peccato, scelto in libertà da chi liberamente decide di peccare;
è un luogo pieno di tormenti, pronto ad accoglierci se non pensiamo a cambiare
vita. Fra gli altri tormenti, anche un fuoco misterioso brucerà l'anima e il
corpo, complice dei nostri peccati. Ma l'inferno è soprattutto la privazione di
Dio nostra felicità, la sofferenza di ogni altro male senza alcun bene; è la
somma di ogni possibile infelicità.
2. E
come trascorreremo l'eternità se finiremo in quel luogo spaventoso? E sapere che
potevamo salvarci tanto facilmente e non l'abbiamo voluto. Ricorderemo quella
predica, quel ritiro spirituale, quel consiglio, quel libro, quell'ispirazione
di Dio che non abbiamo voluto ascoltare. Penseremo a tanti come noi, della
nostra stessa condizione sociale, della nostra età, della nostra scuola: loro
salvi e noi dannati. Poi saremo disperati, malediremo noi stessi, il nostro
Angelo custode, i nostri santi protettori, Gesù nostro salvatore, Maria nostra
madre. Insomma, sarà davvero una morte senza fine.
3.
Chi finisce nell'inferno ci rimane per sempre. Non sarà più possibile, dopo la
morte, cambiare l'ultima scelta fatta alla fine della nostra vita. Non per
cento, mille, un milione di anni. Ma molto di più: finché Dio sarà Dio, per
tutta l'eternità. E in tutto quel tempo non ci sarà mai un attimo di tregua; non
si potrà avere il minimo sollievo.
Non è possibile rimanere indifferenti, pensando alla realtà dell'inferno. E
poiché nessuno è sicuro di non cadervi dopo la morte, è necessaria una
protezione per salvarci dall'infelicità eterna. Ma apriamo il cuore alla
fiducia, perché Maria ci invita a metterci sotto la sua protezione. Forse già
tante volte la Madonna ha chiuso le porte dell'inferno che noi avevamo aperto
con le nostre colpe.
Maria si interessa continuamente a noi davanti al trono
di Dio e con la sua mediazione ottiene luce per la nostra mente e ispirazioni
per il nostro cuore, perché ci liberiamo dal torpore spirituale e pensiamo
seriamente al nostro bene. Ciò che dobbiamo fare è rispondere al suo tenero
amore di madre, che non vuole che i suoi figli si perdano.
Preghiamola di
cuore affinché continui ad intercedere per noi, ci ottenga la grazia della
conversione, e soprattutto quella di perseverare nel bene fino alla fine.
UNDICI MAGGIO
Il
numero dei dannati
1. Riflettiamo
su quel luogo di tormenti che è l'inferno, e pensiamo a tutti i nostri fratelli
che vi soffrono una infelicita senza fine. E poi a quelli che potranno cadervi
nel futuro. Quanti siano i dannati nessuno lo sa. Gesù stesso, interrogato
sull'argomento, non ha voluto rispondere e ha detto: "È stretta la porta e
angusta la via che porta alla vita. Sforzatevi di entrare per la porta stretta".
Preoccupiamoci quindi della nostra salvezza, e facciamo ogni sforzo per arrivare
nel paradiso di Dio.
2. Se Gesù non ha mai
detto quanti siano i condannati all'infelicità eterna, ci ha fatto però
conoscere delle grandi verità che ci debbono essere ben presenti. Ha detto,
infatti, che la via dell'inferno è larga, spaziosa, facile, piacevole. Chi si
trova su quella via, nell'ora della morte, cadrà nell'inferno. Gesù ha detto poi
che il regno dei cieli soffre la violenza, e che lo raggiungeranno solo coloro
che si faranno violenza. Chi non vuole fare violenza alle sue passioni e ai suoi
vizi, nell'ora della morte finirà all'inferno. Gesù ha detto anche che se non
facciamo penitenza, finiremo tutti nello stesso modo. Dunque, chi, nel corso
della sua vita, fugge la legge della penitenza, nell'ora della morte andrà a
patire le pene eterne.
3. Cosa fare per
non finire tra i condannati nell'ora della morte? Occorre camminare sulla strada
che ci ha indicato Gesù, la via non facile, la via stretta del cielo, cioè la
via del dovere quotidiano, del sacrificio, della mortificazione. Occorre
dominare le nostre passioni, vincere i vizi, seguendo la ragione e la fede.
Occorre seguire, giorno dopo giorno, la legge del Vangelo, che è una penitenza
che purifica l'anima. Non sono pochi gli uomini che si comportano così: uniamoci
a loro.
Dipende solo da noi trovarci, al termine della vita, tra il numero degli
eletti o dei dannati, a seconda che seguiamo la via del bene o del male. Non
allontaniamo il nostro sguardo da Maria, e ispiriamoci agli esempi della sua
santa vita. Maria si è sempre tenuta lontano dal lusso e dalla vanità, e ha
seguito la strada del dovere, del sacrificio gioioso e della mortificazione
volontaria. E si è sempre preoccupata di tenere la mente rivolta al suo Signore.
Imitiamo la nostra Madre celeste e come lei fuggiamo la morale del mondo; come
lei viviamo la vita dei figli di Dio, non quella del mondo. E per essere più
sicuri, mettiamoci alla scuola della Madonna, onoriamola e amiamola con grande
affetto.
Non si è mai perso chi ha seguito e servito fedelmente Maria.
DODICI MAGGIO
Il
peccato del cristiano
1. Che cosa
può fare Dio per il nostro bene? Forse neppure noi sappiamo dirlo. Se ci invita
con la misericordia, noi continuiamo a peccare, sperando nella sua bontà. Se ci
fa capire il rigore della sua giustizia, continuiamo a peccare, sperando nel suo
perdono. Se usa la dolcezza, lo offendiamo; se ci rimprovera, lo offendiamo.
Chiediamo perdono guardando il Crocifisso, e poco dopo riapriamo le sue ferite
con i nostri peccati. Ci comportiamo con tanta ingratitudine, e forse anche con
cattiveria, che neppure noi riusciamo a comprendere il perché fino in fondo.
2. È difficile sapere cos'altro può fare il Signore per salvarci. Ci
ha regalato la vita per farci conoscere la sua bontà, ci ha portati nella sua
santa Chiesa, ci ha dato ispirazioni per spronarci, sacramenti per fortificarci,
esempi per incoraggiarci, avversità per richiamarci al dovere. Noi abbiamo
peccato, e Dio poteva punirci una volta per tutte: invece ci ha perdonati. Con
molti si è mostrato solo giusto; con noi è sempre stato anche misericordioso. Ha
fatto di tutto per riportarci sulla via della salvezza, e noi facciamo di tutto
per resistere alla sua grazia.
3. È
difficile trovare qualcosa che Dio non ci abbia ancora dato per salvarci. Per
noi si è lasciato uccidere, ha versato il suo sangue, ed ora ci offre se stesso
nell'Eucaristia. Non sappiamo neppure noi che cosa chiedere di più al Signore
per non peccare. Eppure quando facciamo il male, nel fondo del nostro cuore, ci
lamentiamo sempre di Dio. Bisogna proprio essere ciechi per non vedere che ci
avviamo verso l'infelicità per sola nostra colpa.
È davvero grave la colpa dei cristiani che peccano, perché abusano della
grazia. Inoltre, offendendo Gesù, fanno torto anche a Maria. La Madonna ha
desiderato con tutto il cuore la salvezza degli uomini; l'ha sollecitata con la
preghiera; ha collaborato con Gesù alla salvezza del mondo e tanto ha sofferto,
specialmente sul Calvario, per la redenzione del genere umano. Perciò chi
offende Dio con il peccato, si dimostra ingrato e crudele anche verso Maria. Chi
offende il Figlio, addolora anche la Madre. Il cristiano che rende inutile la
passione di Gesù, disprezza anche il dolore di Maria.
È davvero grave la
colpa di chi si rende indegno della misericordia divina. Per un capriccio, per
una passione, per il fascino effimero di cose vane, distruggiamo l'opera di Gesù
e di Maria. Gesù e Maria ci vogliono felici in cielo e noi, sedotti
dall'orgoglio, rinunciamo a quel dono e ci incamminiamo verso l'inferno.
Preghiamo la Madonna perché ci ottenga da Dio il perdono di una colpa tanto
grave, perché ci attiri a sé e ci porti alla conversione del nostro cuore,
dimenticando le nostre ingratitudini. Maria non si dimenticherà mai di noi.
TREDICI MAGGIO
Meditazione sullo scandalo
1. Il
peccato di scandalo è molto grave. Se è vero che anche la salvezza di un uomo
solo è costata a Dio tanti dolori e la sua stessa vita. E con lo scandalo noi
portiamo via un uomo a Dio, rendendo inutile la sua passione. Lo scandalo ci fa
assomigliare al demonio, che è stato un omicida fin dal principio. Forse anche
noi da tanti anni siamo omicidi con gesti, con sguardi, con inviti, con
comportamenti che hanno ucciso le anime del Signore. Se è così, la nostra colpa
è davvero grave.
2. Il peccato dello
scandalo provoca una catena di altri peccati. Siamo responsabili non solo del
primo peccato che una persona ha commesso per il nostro scandalo, ma anche di
quelli successivi, legati al primo. Siamo responsabili inoltre del male che
quella persona, divenuta a sua volta portatrice di scandalo, ha fatto commettere
ad altri, perché tutto è cominciato da noi. La catena del male si fa via via più
pesante.
3. Il peccato di scandalo è un
debito enorme verso Dio, perché gli portiamo via quanto egli ha riscattato con
il suo sangue. Se dobbiamo restituirgli molte anime, strappate al suo cuore per
metterle in mano al suo nemico, non c'è pagamento che basti. Ma allora, come
possiamo fare per liberarci da questo grande debito? Certamente il Signore
sarebbe contento se, con il nostro esempio e con i nostri consigli, gli
portassimo qualche anima al posto di quelle che gli abbiamo preso con il nostro
cattivo esempio. Allora, bisogna che ci mettiamo subito all'opera.
Chi si rende colpevole di cattivo esempio si mette dalla parte di coloro che
fanno guerra a Maria: "Metterò inimicizia tra te e la donna, tra la tua e la sua
discendenza" disse Dio maledicendo il demonio che aveva fatto peccare Adamo ed
Eva (Gn 3,15). La donna predetta nel paradiso terrestre è Maria, e chi dà
scandalo si mette contro di lei e dalla parte del diavolo.
La Madonna è una
madre amorosa che vuole far evitare il male; chi dà scandalo, invece, spinge al
peccato con l'esempio della sua vita. Maria si preoccupa di aprire le porte
della felicità eterna; chi dà scandalo fa invece il possibile per spalancare le
porte della dannazione senza fine. Allora chi dà scandalo è uno che fa guerra
alla propria madre e porta i suoi fratelli alla rovina. E Dio sarà certamente
rigoroso con questi alleati del demonio.
Se in passato abbiamo dato scandali
anche noi, ricorriamo a Maria con il cuore pentito e umiliato, e chiediamole
perdono per averla amareggiata. Preghiamola che interceda per noi perché Gesù
non ci maledica. E poi cerchiamo di riparare al male passato, portando dei
nostri fratelli al Signore con l'esempio di una buona vita cristiana.
QUATTORDICI MAGGIO
Il rispetto umano
1.
Certamente noi desideriamo convertirci, ma non lo facciamo. Il motivo è spesso
il rispetto umano. Se non andiamo più in quella casa, si dirà che qualcuno ce
l'ha proibito e che non siamo liberi; se evitiamo quelle persone, si penserà che
non siamo normali; se non guardiamo quegli spettacoli, rideranno perché siamo
pieni di scrupoli; se non ci stiamo a pensarla come tutti gli altri, si dirà che
non stiamo al passo con i tempi nuovi... E per tutte queste povere ragioni, per
rispetto umano, corriamo il rischio di perdere il nostro vero bene.
2. Proviamo il desiderio di un'autentica e coerente vita cristiana,
ma non ci decidiamo mai a comportarci di conseguenza. Se mostriamo pubblicamente
le nostre convinzioni religiose, diranno che siamo retrogradi. Se ci vestiamo
modestamente, diranno che siamo trascurati. Se andiamo in chiesa e ci accostiamo
ai sacramenti, diranno che siamo degli ipocriti. Vogliamo essere come tutti gli
altri, e avere la compiacenza degli uomini. E non ci rendiamo conto che queste
sono preoccupazioni inutili.
3. Se noi ci
vergogniamo del Crocifisso, il Signore si vergognerà di noi. L'ha detto lui
stesso: "Chiunque si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si
vergognerà di lui" (Lc 9,26). Nel giorno del giudizio avremo un bel dire che
siamo cristiani! Gesù ci risponderà che non ci conosce, perché non abbiamo avuto
il coraggio di inginocchiarci pubblicamente davanti all'Eucaristia, di fare il
segno della croce, di proclamare il suo Vangelo, di comportarci come suoi
seguaci, non solo nell'intimità dei nostri pensieri e desideri ma davanti a
tutti e nelle scelte di tutti i giorni.
Sono i paurosi e i vigliacchi ad avere il rispetto umano. Non fare il bene
che ci insegna la Chiesa, per paura dei commenti della gente, vuol dire
vergognarsi di appartenere al Signore. E chi si vergogna di Gesù non può certo
gloriarsi di Maria: chi offende il Figlio offende anche sua Madre. Non serve
assolutamente a niente onorare e pregare in privato la Madre di Dio, anche con
tutte le devozioni possibili e immaginabili, e poi nascondere pubblicamente la
propria fede.
Maria ha accettato, per fede e davanti a tutti, di rimanere
vergine e di diventare madre del Salvatore; non l'ha certo tenuto segreto per
evitare il pregiudizio e il pubblico disprezzo del popolo davanti a un così
grande e incomprensibile mistero.
Andiamo dunque a Maria, senza paura e
davanti a tutti; avviciniamoci a lei, che è la donna forte, perché ci ottenga la
forza di confessare il Vangelo senza vergogna e di vivere sempre, in casa e
fuori casa, secondo le regole cristiane.
QUINDICI MAGGIO
Meditazione sul paradiso
1.
Il paradiso è il luogo della felicità vera e perfetta, della gioia completa e
infinita. In paradiso l'anima raggiunge la libertà assoluta, la mente è
illuminata perfettamente dalla verità, il cuore è inondato dalla gioia, il corpo
diventa glorioso e immortale. È tale la felicità del paradiso che quando san
Paolo poté contemplarlo ci disse che l'occhio umano mai vide, l'orecchio umano
mai ascoltò, né cuore umano mai gustò ciò che Dio ha preparato per coloro che lo
amano.
2. Il paradiso è il luogo dove si
gode ogni bene, senza il timore di alcun male. Come dice l'evangelista san
Giovanni, in paradiso "Dio asciugherà ogni lacrima, e non vi sarà più morte, né
lutto, né grido, né pena esisterà più" (Ap 21,4) perché il tempo della prova è
finito. Non ci sarà più pericolo di peccato, rischio di tentazioni, sofferenza
del corpo e dello spirito. Non ci sarà più l'ignoranza, il dubbio, il fascino
del male. Non ci saranno più la povertà, le sofferenze, le persecuzioni. Sarà
veramente fortunato chi, alla fine della vita, sarà trovato degno di entrarvi.
3. In sostanza, il paradiso è il possesso e il godimento di Dio.
Vedremo Dio faccia a faccia, sarà per sempre nostro e niente e nessuno ce lo
potrà togliere. Dio sarà nostro e noi saremo suoi per sempre. E la gioia sarà
completata dalla compagnia degli angeli, degli apostoli, dei martiri, dei nostri
santi, di tutti gli eletti. Avremo la compagnia di Gesù e di Maria.
Il paradiso è la nostra patria che ci aspetta, dopo le miserie e le
sofferenze dell'esilio di questa vita. C'è la Madonna, nostra madre, splendente
di gloria, incoronata regina del cielo e della terra. Maria ci aspetta, dopo
aver tanto fatto perché si aprissero le porte eterne che il peccato aveva chiuso
agli uomini. Se ha accettato la morte di suo Figlio, è stato perché noi
potessimo ereditare il cielo.
Come nostra madre, non può non aspettare a
braccia aperte i suoi figli. Per questo prega per noi, difende la nostra causa
davanti a Dio, ci ottiene luce e perdono, ci è sempre vicina. Diciamo di sì
all'invito di Maria, e impegniamoci in una vita cristiana. Quando ne sentiamo la
fatica, invochiamo il suo aiuto: lei ascolterà sempre le nostre suppliche, sarà
al nostro fianco, ci difenderà, ci otterrà la grazia di vincere il male, di
superare le tentazioni e chiederà al Signore per noi la pace.
SEDICI MAGGIO
La strada del cielo
1.
Ci sono due strade per arrivare in paradiso: quella dell'innocenza e quella
della penitenza. All'innocenza abbiamo rinunciato quando forse non
l'apprezzavamo ancora per quel che vale. L'abbiamo persa senza rimpianti, senza
dolore, forse spingendo altri a perderla. E l'abbiamo persa senza rimedio.
2. Tuttavia, possiamo e dobbiamo fare almeno penitenza. Quando
chiediamo perdono, quando in qualche modo ci confessiamo, speriamo e facciamo
penitenze facili e brevi; insopportabile ci sembra una penitenza imposta.
Penitenze spontanee non ne facciamo mai. Alla mortificazione dei sensi, al
digiuno vero, alla preghiera intensa, preferiamo cose più comode e sbrigative,
come l'espressione di vaghi sentimenti. Eppure ci si può salvare solo per due
strade: per quella dell'innocenza o per quella della penitenza. Per quella
dell'innocenza non possiamo, per quella della penitenza non vogliamo. In
pratica, non ci preoccupiamo troppo del nostro futuro.
3. Allora decidiamoci: se in passato non abbiamo fatto penitenza,
cominciamo ora. Mettiamoci sulla buona strada, finché c'è tempo. Può darsi che
ce ne resti poco, ma con quel poco di vita e di penitenza, possiamo conquistarci
la vita eterna. Perché non farlo?
La Chiesa chiama la Madonna "Porta del cielo" perché da lei ci è venuto Gesù,
che con la sua vita, passione e morte ci ha ridato il paradiso perduto. La
Madonna guida gli innocenti e li aiuta a difendere il loro tesoro. Aiuta i
peccatori perché si convertano e ottengano il perdono e poi si tengano lontani
dal male. Guida i penitenti, aiutandoli a vincere gli ostacoli e le difficoltà
spirituali, e ottenendo loro la forza della perseveranza nel bene appena
cominciato. Felice chi è guardato da Maria con occhi di misericordia e protetto
dalla sua mano, dice san Bernardo, perché non si perderà. Affidiamoci ad una
madre così premurosa, a una signora così potente presso suo Figlio, a una regina
così misericordiosa.
Contiamo su di lei, e quando le tentazioni stanno per
portarci fuori strada, ripetiamo: "Porta del cielo, prega per noi". La devozione
alla Madonna, diceva san Germano, è una strada sicura per il paradiso.
DICIASSETTE MAGGIO
La devozione alla Madonna
1.
La devozione alla Madonna è utile e efficace non in se stessa, ma solo perché è
rivolta alla Madre di Dio. È Dio che ha nelle sue mani tutti i tesori
dell'onnipotenza, della grazia, della misericordia. Di tutto questo, cosa può
negare Gesù a una madre che l'ha fatto nascere in questo mondo, che l'ha
nutrito, allevato, educato; che l'ha seguito nella predicazione fino sul
Calvario? Maria ha amato Gesù più di ogni altra persona; è naturale che Gesù ami
Maria più di qualunque altro.
2. È una
devozione dolcissima, perché è rivolta anche alla nostra madre. "La mia mamma"
diceva san Giuseppe da Copertino "è la Madonna; quella terrena è solo la mia
nutrice". È molto bello poter dire e sapere che la nostra madre è la madre di
Gesù, e che la madre di Gesù è madre nostra: siamo figli della stessa mamma.
Maria si occupa di noi con dolcezza materna: non si accontenta di ascoltarci, ma
ci risponde con il linguaggio del cuore.
3.
È una devozione fortissima, perché Maria è la madre di noi peccatori. Anche se
abbiamo crocifisso suo Figlio, Maria ci vuol bene, se sappiamo pentirci. Il suo
cuore è al colmo della felicità quando può riportare la pace tra questi due
fratelli, tra questi due suoi figli: il peccatore e Gesù. Se siamo peccatori,
possiamo riempirla di gioia rifacendo amicizia con il Signore, e ripetendo con
convinzione: "Madre dei peccatori, prega per noi".
È molto bello amare e sapere di essere riamati dalla madre di Dio. La
devozione alla potente regina del cielo e della terra ci dà pace e salvezza,
dolcezza e virtù. Grazie ad essa, i santi trovano aiuto a progredire nel bene, i
peccatori si convertono, il cielo si rallegra e l'inferno trema. Ma non pratica
una vera devozione a Maria chi continua a seguire la via del peccato, chi non
cerca di imitare la vita che lei ha condotto su questa terra.
È falsa la
devozione alla Madonna di chi recita il rosario, tiene le sue immagini, ne
ricorda le feste, ma poi non pratica i sacramenti e vive nel male. Non è devoto
di Maria chi è lontano da Dio, nemico di Gesù, non si converte nel cuore, non
vive concretamente la vita della Chiesa.
Pratichiamo dunque la devozione a
Maria, ma quella che purifica l'anima e avvicina a Dio e ci rende obbedienti ai
suoi comandamenti. Solo a questa condizione la devozione a Maria ci darà pace in
vita, fiducia in morte e ci aprirà le porte del paradiso.
DICIOTTO MAGGIO
La presenza di Dio
1.
In questo momento, in qualsiasi momento, noi ci troviamo con Dio. Quando
camminiamo, studiamo, lavoriamo, dormiamo; quando mangiamo, quando parliamo e
anche quando commettiamo il male ci troviamo in presenza di Dio. Dio è di fronte
a noi, intorno a noi, dentro di noi: vede ogni nostra azione, sente ogni nostra
parola, conosce ogni nostro affetto e pensiero. Ci guarda di giorno e di notte,
quando siamo soli e quando siamo in compagnia, in ogni tempo e in ogni luogo.
Non possiamo dire di fare il male senza vergognarci, perché nessuno lo sa: ci
vede Dio.
2. È certamente un atto di
grande orgoglio e di disprezzo peccare proprio davanti a Dio. Davanti a un Dio
così santo e potente. Peccare sotto lo sguardo del Padre, del Redentore, del
Giudice onnipotente e giusto. Ci vergogniamo di compiere il male davanti agli
uomini, lo facciamo di nascosto sperando che nessuno ci scopra, e non ci
vergogniamo di commetterlo alla presenza del Signore.
3. Quando saremo giudicati da Dio, non sarà necessaria la presenza di
accusatori e di testimoni per provare l'accusa e per convincerci. Il Signore
sarà insieme il giudice e il testimone. Guardando quegli occhi amareggiati, ci
sentiremo confusi nel ricordare che hanno assistito alle nostre malvagità. Si
dimostra davvero incosciente il cristiano nel fare il male davanti al demonio
che è sempre pronto ad accusarlo, davanti all'Angelo custode che non potrà più
difenderlo, davanti a Dio che dovrà giudicarlo.
Dio è quindi sempre presente, in ogni tempo e in ogni luogo. Vede l'intimità
del nostro cuore, come dice un Salmo, e guarda i giusti con occhio d'amore e di
misericordia. Se vogliamo attirare su di noi lo sguardo compassionevole e
benevolo di Dio, cerchiamo di attirare anche quello di Maria. I santi Padri
della Chiesa ci insegnano che gli occhi di Maria si posano ugualmente sui buoni
e sui peccatori: sui primi con compiacenza e amore, sui secondi con misericordia
e pietà.
Maria è proprio come tutte le mamme, che guardano con tenerezza
tutti i figli che a loro fanno onore, ma non smettono di seguire addolorate i
figli disobbedienti; anzi, si può dire che si preoccupano più di questi, perché
cambino vita. Ripetiamo allora con tutto il cuore la preghiera della Chiesa:
"Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi". Allora scorgeremo la luce
della verità, ci renderemo conto che Dio vede e giudica tutto. E il pensiero di
un Dio sempre con noi, sarà non solo il richiamo a una possibile condanna, ma
certezza di aiuto, di forza e di ogni bene.
Maria ha sempre vissuto alla
presenza del suo Signore, e noi, animati da questo pensiero e dal desiderio di
imitarla, ci avvieremo davvero verso la strada della felicità.
DICIANNOVE MAGGIO
Meditazione sui due padroni
1.
Chiediamoci francamente se vogliamo servire Dio o il demonio. Pensiamoci bene,
perché non è possibile trovare un compromesso e accontentarli tutti e due. Non è
possibile essere buon cristiano per un giorno, e abbandonarci al male il giorno
dopo. Partecipare alla Messa la domenica, recitare qualche preghiera, magari
fare il mese di maggio, e poi... fare i nostri comodi. Questo vuol dire prendere
in giro il Signore, e fare il gioco del suo nemico il diavolo.
2. Se ci mettiamo al servizio di Dio, forse patiremo delle sofferenze
per qualche anno, ma la felicità durerà in eterno. Qualche decina d'anni di
mortificazioni e un'eternità di gioia. E non dobbiamo dimenticare poi che il
Signore nostro è un padrone buono, ci aiuterà, ci conforterà, e ci consolerà
anche in questa vita. Se poi per servire Dio dobbiamo portare una croce, questa
non sarà mai pesante e dolorosa come quella portata da Gesù.
3. Se invece ci mettiamo al servizio del demonio, il piacere sarà
breve e le sofferenze dureranno in eterno. È poi vero che il demonio riesce ad
accontentare i suoi seguaci in questo mondo? No, lo sappiamo per esperienza.
Dobbiamo sapere che il diavolo è un signore che ci odia come i peggiori nemici.
Non ci si può quindi aspettare niente di buono da lui.
È tempo di scegliere fra i due padroni, tra il Signore e il diavolo, tra il
bene e il male. È tempo di seguire gli esempi della nostra Madre celeste. La
Madonna è sempre stata tutta dalla parte di Dio, solo di Dio. Fin dall'inizio
della sua vita, si è consacrata tutta al servizio del Signore, e non ha mai
cambiato la sua decisa volontà. Tutta e sempre di Dio, nell'immacolata
concezione e negli anni che ha trascorso con i suoi genitori; tutta e sempre di
Dio, nel suo matrimonio con Giuseppe; tutta e sempre di Dio, nell'avventura
della sua vita con Gesù.
Anche noi mettiamoci seriamente al servizio di Dio,
senza riserve, osservando i comandamenti, praticando i precetti della Chiesa e
nella pratica dei sacramenti. Rifiutiamo il male, mortifichiamo i nostri sensi,
pratichiamo la purezza della mente, del cuore e del corpo. Solo così potremo
godere la pace in vita, morire sereni, e poi essere felici con Gesù e Maria per
tutta l'eternità.
VENTI MAGGIO
Rimandare al domani
1. Forse
desideriamo convertirci, metterci al servizio del Signore. Ma oggi no. Oggi è
troppo difficile. Prima dobbiamo sempre fare qualcosa d'altro: risolvere un
problema, vedere certa gente, fare un certo affare. E aspettiamo sempre che
arrivi il momento buono. È da molto tempo che ci comportiamo così e non facciamo
mai niente.
2. Noi aspettiamo e
rimandiamo, ma non è detto che Dio sia sempre disposto ad aspettare. Non si può
affrontare in questo modo il grande problema della nostra salvezza. È vero che
Dio ha atteso fino ad oggi, ma non è detto che si accontenti dei nostri ritardi.
È vero che il Signore è sempre stato buono con noi, ma non è detto che non
cominci ad essere giudice giusto. E poi, se è certamente vero che il Signore è
bontà infinita, questa non è una ragione valida per continuare ad offenderlo.
3. Quando un cristiano si perde, è quasi sempre a causa dei ritardi,
del rimandare a un altro momento. Sono pochi quelli che decisamente si rifiutano
di convertirsi; ma sono sempre pochi quelli che vogliono convertirsi subito. Poi
s'avvicina la fine della vita, e si rimanda anche allora. Si spera sempre di
migliorare, di guarire. E ciò che non siamo stati capaci di fare al momento
opportuno, è difficile che lo riusciamo a fare in un tempo meno adatto, come è
quello della morte. Pensiamoci bene: se non cambiamo vita subito, c'è il
pericolo che non si riesca più a cambiarla.
Il Signore ci invita continuamente alla conversione e noi continuiamo a
vivere pigramente, mettendo in pericolo la nostra stessa vita. È tempo di
rispondere: "Eccoci, Signore, siamo pronti". Cambiamo vita finché siamo in
tempo: Maria sarà al nostro fianco per aiutarci. È vero che dobbiamo superare
molti ostacoli, molte difficoltà interne ed esterne. Ma non c'è nulla da temere:
Maria è madre di Gesù che tutto può, Maria è madre nostra che desidera solo
aiutarci.
Andiamo da lei, preghiamola con fiducia che ci ottenga il perdono e
la grazia che spezza le catene che ci tengono legati al male, preghiamola che ci
dia la forza e il coraggio per mettere fine ad ogni esitazione. Preghiamo la
Madonna che ci assista nella lotta che dobbiamo sostenere con i nemici della
nostra salvezza, e ci dia la forza per rimanere costanti nel praticare il
Vangelo.
VENTUNO MAGGIO
Il sacramento della Penitenza
1.
Quando facciamo il male e offendiamo gravemente l'amore di Dio non ci
confessiamo subito. Eppure quando ci ammaliamo seriamente chiamiamo subito il
medico. Evidentemente diamo più importanza alla salute del corpo che alla
salvezza dell'anima. Intanto, mentre rimandiamo il sacramento della Penitenza,
il peccato mette radici in noi, diventa abitudine. Poi arriva una festa, la
Pasqua o il Natale, e solo allora ci confessiamo. Forse dovremmo morire per
Pasqua o per Natale, se vogliamo salvarci?
2.
Forse pensiamo che non sia necessario frequentare il sacramento della Penitenza
perché non facciamo niente di veramente grave. Tuttavia ogni giorno
disobbediamo, anche se in maniera leggera, alla legge di Dio. Prima o poi
sconteremo la pena anche di queste colpe veniali. E invece sarebbe facile
liberarsi di tutte queste nostre debolezze quotidiane, se decidessimo di avere
un rapporto frequente, sincero e di fiducia con il nostro confessore che
dovrebbe essere per noi soprattutto un direttore spirituale al quale confidare
le nostre pene, i nostri dubbi, le nostre debolezze. Se avessimo anche solo una
piccola macchia in faccia, non avremmo il coraggio di comparire in pubblico
senza esserci lavati; e con tante macchie sull'anima ci presentiamo
tranquillamente ogni giorno davanti al Signore.
3.
Noi diciamo che abbiamo provato a confessarci spesso, senza ottenere dei grandi
risultati. Forse non sappiamo confessarci bene. E se ricadiamo negli stessi
peccati, anche facendo l'esame di coscienza, anche pentendoci, facendo dei buoni
propositi e confessandoci, cosa mai potrà succedere se non facciamo più nulla di
tutto questo? Proviamo a pensare alla fortuna che abbiamo avendo a disposizione
il sacramento del perdono e della Penitenza. Non facciamo che arrivi anche per
noi il momento in cui desidereremmo fare una buona confessione e non ne avremo
più la possibilità.
Confessiamoci frequentemente e confessiamoci bene. La confessione è il
sacramento della vita o della morte, a seconda delle disposizioni con cui lo si
pratica. È il sacramento della vita per chi vi si accosta con dolore sincero e
propositi veri; è un sacramento di morte per chi lo riceve senza dolore e senza
buoni propositi, o si lascia vincere dalla vergogna, tacendo le proprie colpe.
Per fare bene questo sacramento, guardiamo a Maria e invochiamo il suo aiuto.
La vita di Maria deve essere per noi come uno specchio che ci mostra tutte le
nostre mancanze. Guardiamo Maria e ricordiamo che con i nostri peccati abbiamo
offeso suo Figlio e addolorato il suo cuore. Guardiamo Maria, e nel vederla così
fedele al bene, anche in mezzo alle più gravi difficoltà della vita e ai più
grandi dolori, sapremo trovare la forza per ritornare alla legge di Dio.
Invochiamo Maria, perché ci ottenga luce alla mente per conoscere davvero e
sinceramente la situazione della nostra coscienza, forza al cuore per respingere
il male, costanza alla volontà per camminare sulla strada verso la salvezza di
Dio. La Madonna ci otterrà la grazia di accostarci al sacramento della Penitenza
e della Riconciliazione con le dovute disposizioni.
VENTIDUE MAGGIO
Il sacramento dell'Eucaristia
1.
Gesù, venuta l'ora, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla
fine. Mentre cenava con loro, prese il pane e rese grazie, lo spezzò, lo diede
ai suoi discepoli e disse: "Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo
offerto in sacrificio per voi". Poi prese il calice del vino, rese grazie con la
preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli e disse: "Prendete e
bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue versato per voi e per tutti in
remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me".
2. In questo sacramento, Gesù Cristo dona il suo corpo immolato
perché sia per noi nutrimento e forza, offre il suo sangue versato perché
diventi per noi bevanda che ci lava da ogni colpa. Nell'Eucaristia si realizza
per davvero la nostra unione perfetta con Gesù e la Trinità santissima. Il
nostro corpo intero diventa allora più sacro delle chiese, degli altari, dei
calici; abbiamo in noi il re della gloria e noi diventiamo suoi, come sarà in
paradiso.
3. Nell'Eucaristia Gesù ci mette
a disposizione tutte le grazie necessarie per vincere il demonio, per dominare
le passioni, per distaccarci dalla vanità della gloria del mondo. Questo cibo di
vita fa i santi. Se noi siamo così deboli, se non progrediamo nella vita
cristiana, è perché non riconosciamo davvero il Signore nell'Eucaristia, non ci
accostiamo a lui con sufficiente comprensione e rispetto, non ci prepariamo a
riceverlo con un comportamento quotidiano da veri figli di Dio. Dobbiamo sapere
che l'incontro e la comunione con Gesù è la sola strada utile per la nostra
salvezza.
La carne di Cristo è la stessa carne di Maria. Quel Gesù che riceviamo
nell'Eucaristia è infatti lo stesso che è nato da lei. Se Gesù si dà a noi per
diventare la nostra forza e la nostra salvezza, dobbiamo essere riconoscenti
anche alla Madonna che gli ha dato il corpo e il sangue, che non lo ha mai
abbandonato e lo ha seguito fin sul Calvario dove si è compiuto l'estremo
sacrificio.
Maria ci insegna che non dobbiamo mai abbandonare Gesù, dobbiamo
visitarlo spesso nelle chiese, parlare e confidarci con lui nella preghiera,
partecipare al sacrificio della Messa e riceverlo nella santa Comunione. "Se non
mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue" ha detto un giorno Gesù "non
avrete in voi la vita".
La Madonna può essere contenta per il poco rispetto
che abbiamo in chiesa dove c'è l'Eucaristia, per l'abbandono in cui lasciamo
Gesù sugli altari, per la poca frequenza e lo scarso fervore con cui ci
accostiamo alla Comunione? Chiediamo perdono per la nostra ingratitudine e
indifferenza verso questo sacramento, e facciamo il proposito di essere più
rispettosi e attenti verso Gesù eucaristico.
VENTITRE MAGGIO
Le ispirazioni di Dio
1.
Dio ci chiama in tanti modi con le sue ispirazioni. Ora con un sentimento
interiore, con una chiara conoscenza della verità, ora con richiami e
ammonimenti che ascoltiamo, con un libro che leggiamo. L'esempio di un peccatore
che cambia vita ci suggerisce di cambiare anche noi vita; una morte improvvisa
ci ammonisce ad esaminare la nostra coscienza; una sensazione di intima
insoddisfazione ci dice di abbandonare una cattiva abitudine; una dolcezza
inaspettata ci fa capire quanto è dolce servire Dio.
2. Dio ci chiama in molti modi, ma sta a noi rispondere alle sue
chiamate. Lo Spirito Santo è luce che rischiara, è rugiada che feconda, è
medicina che guarisce. Ma risana chi vuol essere guarito, feconda i cuori che si
aprono, rischiara le anime che non si chiudono al sole. La grazia ci è data per
salvarci, ma non contro la nostra volontà; ci è data per santificarci, ma non
per farci santi per forza. Chi non ascolta le ispirazioni di Dio, una
meditazione, le parole di un confessore, un libro che lo scuote, non solo
disubbidisce ma si ribella allo Spirito Santo.
3.
Dio ci chiama, ma poveri noi se non rispondiamo subito alle sue chiamate. Appena
Matteo si sentì chiamare da Gesù, si alzò e lo seguì, da peccatore diventò
apostolo. A uno sguardo del Maestro, Pietro scoppiò in lacrime di penitenza, e
si convertì. Giuda non si piegò ai richiami e ai rimorsi, si disperò per sempre.
La prima ispirazione che rifiutiamo, quella che sentiamo in questo momento, può
essere l'ultima grazia che il Signore ci manda. Se per esempio Dio ci chiama a
scegliere un determinato tipo di vita, e non l'ascoltiamo subito, può darsi che
non ci faccia più sentire la sua voce. Cosa succederà se scegliamo la nostra
vita solo per caso o per capriccio?
Temo il Signore che passa - diceva sant'Agostino - perché se non gli apro
subito la porta del cuore, può darsi che non passi più. Rispondiamo prontamente
alle ispirazioni di Dio, specialmente in questi giorni. Il mese di maggio è il
mese delle ispirazioni di Dio per mezzo di Maria. Sono sante ispirazioni le
meditazioni sulle verità eterne che leggiamo in questi giorni; sono ispirazioni
le riflessioni che ci vengono spontaneamente in mente dopo ogni meditazione.
Non lasciamo cadere invano tanti inviti, tante grazie del Signore e della
Madonna. Questo mese può essere per molti un mese di vita o di morte, a seconda
di come rispondiamo alle chiamate del Signore. Pensiamoci sul serio e prendiamo
davvero una decisione.
VENTIQUATTRO MAGGIO
Riflessione sul peccato veniale
1.
Si dice che il peccato veniale sia un piccolo male; ma un'offesa al nostro
Salvatore non è mai cosa da poco. Un cristiano si dimostra sempre insolente e
ingrato offendendo un Padre tanto buono, uno Sposo tanto fedele, un Redentore
così misericordioso. Certamente vi è una differenza grande tra il peccato
mortale e quello veniale; ma un vero figlio di Dio può davvero fare queste
distinzioni, e decidere tranquillamente di ricambiare l'amore con un dispetto?
2. Una disubbidienza fatta impulsivamente può essere ancora
comprensibile. Ma sapere che una bugia, un dispetto, una parola, è un peccato
veniale e commetterlo ugualmente è come dire: preferisco prendermi questa
piccola soddisfazione piuttosto che rinunciare a offendere Dio. In più,
offenderlo abitualmente, in ogni occasione, senza farci caso, senza correggersi,
vuol dire essere un dolore continuo per il nostro Padre celeste. Allora, se non
esistesse l'inferno, faremmo le peggiori malvagità con la stessa facilità,
perché non ci importa niente di Dio?
3. Se
continuiamo così, presto o tardi cadremo nelle colpe gravi. Non ci rendiamo
conto che le nostre forze s'indeboliscono giorno per giorno, che il giudizio non
ci interessa più e che Dio s'allontana da noi. Non si può pensare che il Signore
voglia stare in un'anima che l'offende continuamente. Spesso siamo al limite del
peccato mortale, e non sappiamo neppure noi se l'abbiamo passato. È difficile
pensare di salvarsi la vita camminando sempre sull'orlo del precipizio.
L'anima di Maria non è mai stata macchiata da alcuna colpa. È stata l'unica
creatura ad avere il privilegio di essere esente da ogni male. Eppure Maria,
anche se confermata nella grazia, ha sempre custodito attentamente il suo cuore.
Noi invece, naturalmente fragili, non sappiamo o non vogliamo frenare i sensi,
mortificare il corpo, dominare le passioni. Non c'è quindi da meravigliarsi se
commettiamo tanti peccati veniali. È vero che il peccato veniale non ci fa
perdere la grazia, ma è altrettanto vero che ci espone a ogni pericolo,
specialmente se commesso volontariamente. Chi è infedele nel poco diventerà
infedele nel molto. Dalle mancanze veniali abituali nascono la tiepidezza, la
debolezza spirituale, e poi le gravi cadute.
Dobbiamo perciò porre tutta la
nostra attenzione e volontà nell'eliminare anche le più piccole mancanze. Ci
deve essere di esempio la delicatezza e la vigilanza di Maria. Saremo fortunati
se troveremo la capacità di rivolgere costantemente il nostro sguardo alla
Madonna, perché a poco a poco ci purificheremo, acquisteremo forza e coraggio, e
non vivremo più la vita fiacca delle anime tiepide.
VENTICINQUE MAGGIO
Meditazione sul purgatorio
1.
In purgatorio si è puniti dalla giustizia divina. In purgatorio si ama Dio e si
è purificati dallo stesso Dio. Si soffre il tormento di non poter godere di Dio,
una sofferenza ben maggiore di quelle che si hanno in questo mondo, ma per
forza, senza merito e senza ricompensa. Il pensiero di poter finire in prigione
ci riempie di paura, ma non ci preoccupiamo troppo di andare in purgatorio.
2. Si va in purgatorio a causa di piccole mancanze, come si legge
nelle vite dei santi. Cosa sarà di noi, che tanto facilmente perdiamo la calma,
disubbidiamo, siamo poco rispettosi in chiesa e fuori, trascuriamo i nostri
doveri, ci occupiamo di tante cose inutili, siamo così poco attenti agli altri?
Sarà il caso di correggerci finché siamo in tempo.
3.
Non si sa quanto tempo si rimarrà in purgatorio, che cosa ci riserverà la
giustizia offesa di Dio. È certo però che non si può entrare in paradiso, finché
non si è perfettamente purificati. Non illudiamoci dunque che il tempo del
purgatorio sia breve e piacevole. I suffragi continui della Chiesa, la dottrina
dei padri e dei dottori, le rivelazioni dei santi ci parlano di pene dure che si
prolungano per molto tempo. Potrebbe essere molto lungo il nostro purgatorio,
per i tanti peccati veniali che commettiamo continuamente; e forse per qualche
peccato mortale che ci è stato perdonato per la colpa ma di cui dobbiamo
scontare la pena. Potremmo scontare facilmente queste pene nel corso della vita
mediante la mortificazione e la carità, ma non ce ne preoccupiamo.
Se vogliamo evitare il purgatorio o almeno essere consolati in quei tormenti,
ricordiamoci che la Madonna è una regina di misericordia. Maria non si limita ad
essere pietosa verso chi vive sulla terra, ma è misericordiosa anche con le
anime purganti. Per questo, la pietà dei fedeli la invoca come Nostra Signora
del Suffragio.
Maria consola le anime del purgatorio pregando suo Figlio che
abbrevi le loro pene, e invita tutti i buoni cristiani a fare opere di suffragio
per quelle prigioniere d'amore. Da parte nostra dobbiamo ascoltare la Madonna e
fare tante opere di suffragio per i nostri defunti, con l'offerta di sante
Messe, con la mortificazione e con la carità cristiane. E per quanto ci riguarda
personalmente, purifichiamo la nostra coscienza evitando ogni imperfezione
volontaria.
Onoriamo sempre la Madonna ora che siamo pellegrini sulla terra,
perché ci aiuti dopo la morte e ci faccia entrare presto nel possesso di Dio in
paradiso.
VENTISEI MAGGIO
Meditazione su Gesù Bambino
1.
Guardiamo la povertà estrema del bambino Gesù. Gli manca tutto: non ha casa, e
trova l'unico rifugio in una stalla; non ha letto, e giace sulla paglia; non ha
fuoco, e lo riscaldano due animali, un bue e un asino; avvolto dalla madre in
misere fasce, è deposto in una mangiatoia. Gesù così povero, e noi così
attaccati ai nostri beni, a tante cose che non sono neppure indispensabili per
vivere dignitosamente?
2. Riflettiamo poi
sulla sua mortificazione. Noi vediamo un piccolo bambino esposto a tutte le
sofferenze e le umiliazioni di chi non ha nulla, neppure la casa. Eppure noi
sappiamo che quella umana condizione è una libera e volontaria scelta di un Dio
grande, potente, infinito, che tutto può. E noi, poveri uomini destinati a
passare come niente e senza portar via niente, sempre alla ricerca di soddisfare
comunque i nostri piaceri?
3. Non possiamo
non vedere la sua umiliazione. Gesù viene sulla terra nel silenzio, nascosto, in
un paesino sconosciuto del mondo di allora. A servire Dio in terra ci sono solo
il falegname Giuseppe e la madre Maria. Di fronte alla gente non è altro che un
poveretto. Nella notte in cui risuona il canto festoso degli angeli, vanno a
trovarlo solo degli altri poveri, dei semplici pastori di pecore. E noi così
ambiziosi? Saremo giudicati da quel bambino nella culla. E il criterio sarà
quella stalla e quella paglia.
Il presepio è per noi la scuola sublime che ci insegna come dovrebbe essere
la qualità della nostra vita.
Fin dal presepio, Gesù ci ha lasciato modelli
di povertà, di mortificazione, di umiltà. Ha voluto essere povero per insegnarci
a non attaccare il cuore ai beni della terra; ha voluto essere mortificato per
insegnarci che dobbiamo controllare il nostro corpo; ha voluto essere umile per
insegnarci a combattere la nostra presunzione.
Sono tre le passioni che
dominano il cuore dell'uomo: l'amore della ricchezza, i piaceri, gli onori. E
con suo Figlio, anche Maria ha amato la povertà, ha mortificato il corpo, è
stata tanto umile quanto grande. Dovremmo guardare spesso il suo esempio anche
noi, che per accontentare il corpo e la superbia o per avidità di ricchezze
spesso ci esponiamo al pericolo di perderci per l'eternità.
Ricordiamoci che
siamo cristiani, e seguiamo l'esempio dei poveri pastori: riconosciamo nel
bambino del presepio il nostro Salvatore, e in Maria sua madre e la nostra
stessa madre.
VENTISETTE MAGGIO
Meditazione sulla vita di Gesù
1.
Gesù, finché ha vissuto in famiglia, è stato sempre ubbidiente a Giuseppe e a
Maria. Il Figlio di Dio si è volontariamente sottomesso a due creature, nelle
più piccole occupazioni quotidiane. E lo ha fatto volentieri, subito, con umiltà
e convinzione. Un Dio onnipotente si è fatto ubbidiente come la più semplice
delle creature, mentre noi non accettiamo neppure l'idea di avere delle
autorità, o dei superiori ai quali dover rendere conto delle nostre azioni.
2. Le giornate di Gesù in famiglia sono state sempre occupate nel
lavoro e nella preghiera. Gesù non ha mai voluto rimanere in ozio, dandoci così
l'esempio di come dobbiamo vivere le nostre giornate, di come dobbiamo
comportarci per evitare di cadere nelle tentazioni. Sottrarsi volontariamente al
proprio dovere quotidiano, significa fare della propria vita un'avventura
inutile e senza scopo, aperta a tutte le tentazioni e le possibilità di male.
3. Con il passare degli anni, mentre cresceva, Gesù è apparso anche
all'esterno sempre più fedele al disegno di Dio. Gesù si è mostrato santo non
solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini, per mostrare a noi come
dobbiamo crescere nelle virtù pubblicamente per dar l'esempio al prossimo.
Questa è la strada maestra da seguire per arrivare alla salvezza: fedeltà al
Signore nel segreto della propria coscienza, e fedeltà ai propri doveri di
cristiano davanti a tutti gli uomini, in qualsiasi momento e occasione, senza
rispetto umano.
La casa di Nazareth continua la lezione della grotta di Betlemme, e l'intera
vita di Gesù ci mostra sempre più come dobbiamo crescere nel cammino della vita
cristiana. L'obbedienza, il lavoro santificato dalla preghiera, il continuo
crescere nel bene sono state le caratteristiche di Gesù nei trenta anni di vita
in famiglia. Il suo esempio ci dice che anche noi dobbiamo praticare
l'obbedienza, che non dobbiamo abbandonarci all'ozio ma dedicarci con impegno al
lavoro del nostro stato, santificandolo con la preghiera, che nella via della
salvezza non dobbiamo accontentarci del poco necessario compiuto per obbligo ma
tendere sempre più in alto con il passare degli anni.
Maria ha seguito il
modello di suo Figlio. Ha obbedito sempre, sempre laboriosa, senza trascurare
niente con il pretesto della pietà o delle devozioni; ha sempre fatto fruttare
abbondantemente i doni della grazia. E noi? Facciamo un serio esame del nostro
modo di essere cristiani; se necessario decidiamo di correggerci con l'aiuto e
la protezione della Madonna.
VENTOTTO MAGGIO
L'esempio di Gesù nel deserto
1.
Gesù nel deserto ci insegna la necessità di avere dei momenti ed anche dei
periodi sufficientemente lunghi di ritiro e di silenzio. Il Figlio di Dio non
temeva le attrattive e il chiasso delle realtà terrene, le seduzioni degli
uomini, le distrazioni delle chiacchiere inutili. Eppure se ne andò nella
solitudine. Noi invece, così fragili nell'ambiente in cui viviamo ogni giorno,
siamo spaventati al solo pensiero di poter rimanere soli con noi stessi e la
nostra coscienza.
2. Gesù nel deserto ci
insegna la necessità di mortificare i nostri sensi e il nostro corpo. Per
quaranta giorni, Gesù ha digiunato e non ha preso cibo, e ha dormito sulla
terra, anche se il suo corpo non poteva fare alcun male perché era perfettamente
soggetto allo spirito. Noi invece, che siamo nati peccatori e siamo inclini al
male, non osserviamo neppure più quei pochi giorni di digiuno e di astinenza che
la Chiesa ci chiede di fare, e se lo facciamo cerchiamo di osservarli con il
minor rigore possibile.
3. Gesù nel
deserto ci insegna che dobbiamo pregare spesso, e che dobbiamo trovare anche dei
periodi abbastanza lunghi di preghiera e di riflessione. Il Signore non aveva
certo bisogno di chiedere la grazia che già aveva e non poteva perdere, non
aveva bisogno di chiedere la virtù che possedeva in tutta la pienezza, non aveva
bisogno di chiedere la conoscenza perché è la sapienza stessa di Dio. Noi
invece, che abbiamo necessità della grazia, della virtù e della conoscenza,
preghiamo così poco, per obbligo, distrattamente.
Sono tante le lezioni che ci vengono dai quaranta giorni passati da Gesù nel
deserto, nel digiuno e nella preghiera. Lui era davvero il santo: non poteva
temere di essere vinto dalle tentazioni, non aveva passioni da controllare o
vizi da estirpare. Gesù è andato nel deserto per darci un esempio, per
continuare i suoi insegnamenti di vita pratica cristiana. Ha pregato e digiunato
per insegnarci come possiamo vincere le insidie e le tentazioni del mondo, per
mostrarci che non possiamo fare a meno della penitenza e della preghiera.
Solo così possiamo vincere il mondo; solo chi prega e controlla i sensi supera
le suggestioni e le tentazioni del demonio, signore del mondo. La solitudine del
cuore, la preghiera e la meditazione, la mortificazione sono i soli mezzi per
non ricadere nel peccato. Se non li adoperiamo, dovremo piangere la disgrazia di
essere vittime del male.
Maria, nostra cara madre, pur non andando nel
deserto, ha sempre vissuto secondo l'esempio del deserto. L'intera sua vita è il
modello di un'esistenza tutta impiegata nel lavoro, nella preghiera, in una
continua mortificazione, nel raccoglimento e nella serenità della sua famiglia.
Noi invece, fragili e deboli, esposti ad ogni sorta di tentazioni, rifiutiamo i
mezzi che ci allontanano dalla perdizione eterna, e pratichiamo volentieri
quelli che ci portano alla morte. Ricordiamoci che Gesù è il nostro vero
maestro, e Maria è vera madre nostra.
VENTINOVE MAGGIO
Meditazione su Gesù crocifisso
1.
Guardiamo la bontà di Dio. Contempliamo la bontà del nostro Dio in Gesù
crocifisso. Il Padre sacrifica suo Figlio, e il Figlio sacrifica se stesso per
la nostra salvezza. Bastava una sola goccia di quel sangue divino per salvarci;
la sua infinita bontà ha voluto che fosse versato tutto. In più, accetta di
essere imprigionato, insultato, inchiodato alla croce. Ha amato più di tutti, e
per questo è il più disprezzato di tutti.
2.
Guardiamo la giustizia di Dio. Consideriamo la giustizia severa del nostro Dio
in Gesù crocifisso. Il Figlio di Dio è condannato a morte, e a una morte
ignominiosa, per i peccati del mondo. Lui è senza peccato, ma deve pagare perché
ha voluto mettere su di sé tutti i peccati. Lui è innocente, ma deve essere
crocifisso perché si è fatto volontariamente colpevole dei peccati degli altri.
Lui è il Figlio di Dio, ma muore tra due ladri, abbandonato dal Padre, perché ha
voluto presentarsi come il peccatore. Il peccato è davvero una cosa grave.
3. Guardiamo la giustizia, ma anche la bontà del nostro Dio.
Impariamo due grandi verità. Bisogna dire allora che la nostra salvezza è molto
importante, se per essa il Figlio di Dio arriva a morire in un modo così
vergognoso. Facciamo quindi attenzione. Se Gesù è stato così duramente colpito
dalla giustizia divina per i peccati degli uomini, come saremo noi per i nostri
peccati? Chiediamo il perdono dei peccati e la salvezza, per il sangue di Gesù
versato per noi.
Non dimentichiamo mai il Calvario. La nostra rovina si è consumata in un
paradiso terrestre; il Calvario è il luogo dove si è compiuta la nostra
redenzione. Il Crocifisso ha restaurato con la sua passione e morte ciò che
Adamo ha rovinato con la sua disubbidienza. Nel paradiso terrestre Eva ha
partecipato alla nostra condanna, sul Calvario Maria ha partecipato alla nostra
riabilitazione. Nel paradiso terrestre abbiamo avuto una madre che ci ha
traditi, dall'alto della croce Gesù ci ha affidati a Maria come madre.
Maria
è dunque l'ultimo dono, dono grande e prezioso, del Salvatore agonizzante sulla
croce. Apprezziamo tale dono e siamo figli devoti di Maria, conservando un cuore
puro e sincero. Non addoloriamo il cuore di una Madre, offendendo suo Figlio e
rendendo inutile la sua morte con la nostra vita di peccato. Imitiamo la santità
della vita della Madonna, onoriamola nelle sue immagini, diffondiamo il suo
culto e le sue devozioni. Se sapremo comportarci da figli, avremo al fianco una
Mamma nell'ora della morte.
TRENTA MAGGIO
Meditazione su Maria addolorata
1.
Sono tre i dolori che fanno soffrire maggiormente Maria. Il primo dolore è la
perdita del Figlio innocente. Vedere il suo Gesù inchiodato in croce, fra due
malviventi, fino a morire dissanguato e disprezzato da tutti. E pensare che,
nonostante il grande sacrificio, noi cristiani vogliamo ugualmente perderci. A
cosa è servito?
2. Il secondo dolore è
vedere che il sangue di suo Figlio non solo è stato versato inutilmente per
tanti uomini, ma sapere che quel sangue sarà la loro condanna. Sapere che quel
sangue costituirà l'accusa e la punizione di tanti cristiani, anche loro suoi
figli. Perdere Gesù e non salvare noi; anzi sapere che questo provocherà una
condanna più dura. Maria è davvero una madre sconsolata.
3. Il terzo dolore è rendersi conto che noi cristiani, oltre a non
capire e a non apprezzare il sacrificio di suo Figlio, ne abusiamo. Per assurdo,
si potrebbe dire che se il Signore non fosse morto per noi, forse saremmo più
controllati. Invece commettiamo il peccato con leggerezza proprio per la fiducia
che abbiamo in quel sangue: continuiamo nel male fino alla morte, nella speranza
che quel sangue alla fine ci salverà. E ci sono poi quei cristiani che vanno
ancora oltre, e lo disprezzano, lo bestemmiano, lo maledicono. Maria è una madre
proprio infelice, e noi siamo così insensibili da non provare compassione.
Contempliamo Maria sul Calvario. Tutta la sua vita è stata un martirio, per
il pensiero delle sofferenze che si dovevano abbattere su suo Figlio; ma là, sul
Calvario, il suo dolore passò ogni limite. La Chiesa la chiama Regina dei
Martiri, perché ha sopportato tutti i dolori, nel corpo e nello spirito. Maria
ha sofferto ed ha accettato di soffrire per il bene del genere umano, ed è stata
associata alla passione di Gesù, diventando così nostra corredentrice. Com'è
possibile non essere riconoscenti alla Madonna?
Impariamo da Maria addolorata
a sopportare con coraggio il dolore e le avversità della vita. Ai piedi della
croce, la Madonna ha sofferto con calma e coraggio: chiusa nel suo dolore ha
adorato la volontà di Dio e ad essa si è sottomessa. Invochiamo l'Addolorata che
ci aiuti a conquistare la virtù della pazienza. E quando incontriamo la
sofferenza, guardiamo Maria ai piedi della croce per riceverne conforto e
coraggio.
TRENTUNO MAGGIO
L'amore a Gesù
1. Noi
sentiamo dentro il nostro cuore un bisogno irresistibile: il bisogno di amare.
Ci dovrebbe quindi risultare facile amare Gesù, il più meraviglioso degli
uomini, l'unico uomo che è anche Dio. Noi amiamo volentieri un'automobile, un
orologio, un quadro, perché sono belli. Che cosa sono tutte queste cose di
fronte al Signore? Eppure lo amiamo tanto poco, o solo nei momenti di bisogno.
2. Noi non amiamo, o amiamo poco Gesù, ma lui sicuramente ci ama. Ci
ama tanto, che fin dalla nascita ha pensato unicamente alla nostra salvezza. Per
noi ha rinunciato a rimanere solo Dio, per noi si è fatto debole bambino, per
noi ha svolto la sua missione di salvezza tra mille difficoltà e incomprensioni,
per noi ha sopportato insulti e flagelli, per noi ha versato il suo sangue, per
noi è morto. È difficile immaginare cosa un uomo possa fare di più per gli
altri.
3. Eppure a lui tutto questo è
sembrato poco. In più ci ha voluto lasciare il sacramento del suo corpo in cibo
e del suo sangue in bevanda. Noi ci commuoviamo davanti a un bambino che ci
sorride, perfino davanti a un cagnolino che ci scodinzola attorno. E non
sappiamo corrispondere all'amore infinito di Dio. Non dobbiamo avere paura, o
vergognarci di mostrargli il nostro affetto. Egli se l'aspetta, ce lo chiede.
Egli è pronto ad accogliere il nostro amore, anche se in passato l'abbiamo
offeso. Se abbiamo un po' di sensibilità, non possiamo rimanere indifferenti
davanti alla tenerezza di Gesù.
Gesù è l'amore degno del nostro cuore, l'amore capace di
appagare ogni nostra aspirazione e di darci la felicità. Gesù è la via da
seguire, per non smarrire la strada della salvezza; solo Gesù è la verità; solo
Gesù è la vita.
Amiamo Gesù. Ne ha diritto perché è nostro Dio, nostro
Redentore, nostro amico fedele. Nessuno ci ha mai voluto bene quanto lui.
Amiamo Gesù con un amore vero, fuggendo il male, praticando i suoi insegnamenti,
imitando i suoi esempi, senza vergognarci mai del suo Vangelo e della sua
Chiesa.
Amiamo Gesù, e la nostra vita scorrerà serena, la nostra morte sarà
dolce, la nostra eternità sarà felice.
Questo è anche l'invito della Madonna,
in questo ultimo giorno del mese di maggio a lei dedicato. Durante questi giorni
Maria ha parlato al nostro cuore, l'ha scosso con la meditazione delle verità
eterne, perché ci diamo tutti al Signore. È proprio questo lo scopo della
devozione mariana: di portarci a Gesù, di riposare sul suo cuore, per ottenere
pace, forza e amore, così da vivere cristianamente, in attesa del paradiso.
Ascoltiamo gli inviti affettuosi della nostra Madre celeste, accontentiamo il
desiderio del suo cuore materno: andiamo a Gesù, chiediamogli perdono
dell'indifferenza passata e promettiamogli la nostra fedeltà.
Chiediamo a
Maria che ci aiuti, ci incoraggi, ci assista, perché noi non ci allontaniamo mai
più da Gesù e da lei. Dobbiamo essere capaci di chiudere il mese di maggio con
questo proposito e con questa preghiera. Avremo la benedizione del Signore e di
Maria, adesso, nell'ora della nostra morte e per sempre.
Michela Silipigni
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