reghiera a San
Benedetto il Moro da San Fratello
Memoria liturgica: 4 aprile
La festa popolare in suo onore ha luogo ogni anno
l'ultima domenica di giugno
Benedetto amico di Dio, davvero il Signore ti ha colmato di ogni benedizione e ti
ha reso santo e immacolato al suo cospetto. Chiamandoti alla sequela di Cristo e
arricchendoti dei doni del suo Spirito, egli ha manifestato che presso di lui
non c'è preferenza di persona, e nella sua benevolenza, tutti egli chiama
all'amicizia e alla comunione di vita con lui, al servizio dei fratelli e
all'edificazione della santa Chiesa.
Tu che hai risposto prontamente alla chiamata di Dio e sempre hai
cercato il suo volto, ottienici dal Padre della luce di avere sete ardente della
sua parola e di ricercare sopra ogni cosa, con povertà di spirito, la comunione
con lui.
Tu che
nell'amore alla solitudine e alla preghiera non ti sei dimenticato dei tuoi
fratelli, chiedi per noi al Datore di ogni dono perfetto un cuore mite, umile,
pacifico e puro, amore generoso e disinteressato verso i fratelli e attenzione
delicata ai loro bisogni, semplicità e austerità di vita. Proteggi con la tua
intercessione in modo particolare gli emigrati, gli esuli, coloro che sono
disprezzati e privati della libertà a causa della razza, della religione o della
loro cultura.
Trovino
presso di noi rispetto, aiuto ed amicizia. Sia riconosciuta in essi la dignità
che deriva loro dall'essere figli di Dio, a sua immagine e somiglianza, salvati
da Cristo Gesù, nel quale non c'è più schiavo o libero, uomo o donna, e che a
tutti dona il suo Spirito, il quale ci permette di rivolgerci a lui chiamandolo
Padre.
Amen.
BREVE BIOGRAFIA
Benedetto, detto "Moro" per il colore della sua
pelle, nacque nel 1524 a San Fratello, in provincia di Messina, da Cristoforo
Manasseri e Diana Larcan, schiavi di origine etiopica e fu reso libero alla
nascita. La pastorizia prima e poi l'agricoltura furono i lavori a cui si dedicò
sin dall'infanzia. Nel silenzio dei campi maturò la sua vocazione al servizio di
Dio e alla vera libertà.
A vent'anni circa, ormai proprietario di un aratro
e di due buoi, vendette ogni cosa distribuendo il ricavato ai poveri per seguire
Girolamo Lanza nel vicino romitorio di Caronia. Il silenzio e la solitudine del
romitorio però cominciarono presto ad essere interrotti dalle visite di quanti
venivano a implorare per l'intercessione del giovane Benedetto, la cui fama di
vita penitente e di preghiera fervente ed efficace si era diffusa in tutta la
zona, favori da Dio. I romiti dovettero trasferirsi da un luogo all'altro sino a
quando trovaroro rifugio sul monte Pellegrino. Qui Benedetto, eletto frattanto
come capo del gruppo, visse per otto anni nella contemplazione e nella
penitenza, emulando la vergine santa Rosalia che proprio in quel luogo quattro
secoli prima aveva trovato l'ambiente ideale per dedicarsi alla ricerca del
volto di Dio.
In seguito al decreto del papa Pio IV che ordinava ai romiti di
ispirazione francescana di entrare in uno degli Ordini francescani, Benedetto
chiese di essere accolto tra i Frati Minori di S. Maria di Gesù in Palermo: era
l'anno 1562. Dopo una breve permanenza nel convento di S. Anna a Giuliana, fu
trasferito nel convento di S. Maria di Gesù in Palermo, dove rimase sino alla
morte, ricoprendo oltre agli uffici di portinaio e di cuoco, anche quelli di
maestro dei novizi e di guardiano. Il silenzio e la preghiera erano il suo
ideale di vita, del quale rese partecipi i suoi confratelli. Si costruì un
romitorio sul molte Grifone, dove spesso si ritirava a pregare e dove ancor oggi
si ammira il cipresso da lui piantato.
Guidò con l'esempio e la parola molte
anime sulla via di Dio, fece rifiorire l'Ordine Francescano Secolare, e molti,
uomini e donne, seguendo il suo esempio, si diedero a condurre una vita
autenticamente cristiana. Fu uomo di fede, prudente, umile e paziente, con un
senso acuto della giustizia che lo spinse a rifiutare qualsiasi trattamento di
privilegio per sé e per i suoi familiari. Devotissimo della Madre di Dio, spesso
si raccoglieva in orazione dinanzi alla sua immagine nella chiesa del convento.
Dio lo insignì del dono della sapienza, della profezia e dei miracoli: popolani,
nobili e chierici che lo consultavano, ciechi che vedevano, zoppi che
camminavano e persino morti che ritornavano in vita. Più di una volta pane e
vivande si moltiplicarono tra le sue mani in modo da essere sufficienti a
sfamare i suoi confratelli e i poveri che a lui ricorrevano.
Benedetto si
addormentò nel Signore il 4 aprile 1589, martedì di pasqua, mentre ripeteva le
parole di Gesù in croce: "Nelle tue mani affido il mio spirito". Per questo ogni
anno la domenica dopo Pasqua i frati e i fedeli si recano in pellegrinaggio
all'eremo da lui edificato.
Il popolo lo acclamò immediatamente santo e il
Senato Palermitano lo proclamò, insieme a S. Rosalia, lui nero ed ex-schiavo,
suo Protettore e Intercessore, il 24 aprile del 1652, 155 anni prima che il papa
Pio VII lo dichiarasse santo. Benedetto è il primo siciliano e il primo nero
ufficialmente canonizzato.
Il suo corpo incorrotto nella chiesa di S. Maria
di Gesù in Palermo è meta di pellegrinaggi da numerosi paesi dell'America
latina. La sua memoria liturgica si celebra il 4 aprile e la festa popolare in
suo onore ha luogo ogni anno l'ultima domenica di giugno.
Domenico Cammarata